L’Attesa è oggi il luogo in cui riparare dai troppi input che assillano la nostra quotidianità, la creazione di uno spazio di tempo bianco, liberato dal rumore di fondo in cui siamo immersi, vittime e complici del tutto-e-subito.
Disporci in attesa, oggi, è il gesto iniziale (rivoluzionario?) della creazione di uno spazio in cui ascoltare e riascoltare, virtuosamente esposti alla sorpresa per ciò che non conosciamo o riconosciamo, esposti al rischio e alle eccitazioni del tradimento, della perdita di controllo, magari per scoprire, rientrati nel mondo quotidiano, che l’ospite o l’istante tanto attesi dal futuro, siano giunti infine da una memoria che non sapevamo più neppure di avere.
Nel secolo scorso l’Attesa è stato uno degli atteggiamenti più comuni tra le mille rifrazioni di sensibilità in cui si sono articolate le avanguardie artistiche e musicali: l’attesa utopica, positiva, di una rivoluzione infine rivelatasi più ritardataria del proverbiale Godot, o l’attesa della catastrofe nucleare, ugualmente utopica e terrorizzante.
L’attesa è il titolo dell’EP di debutto solista di Ornella Cerniglia, pianista, compositrice e catalizzatrice di sensibilità, che anticipa l’album full-lenght in preparazione per il 2018. È l’invito a condividere lo spazio dell’Attesa, a compiere insieme, musicista e ascoltatori, la sospensione del tempo razionale del profitto, per inventare un comune spazio interiore in cui memoria e futuro, sapienza e sensualità, artigianato e arte possano coincidere nel presente dell’ascolto.
L’attesa nasce da un incontro inevitabile, quello dell’artista siciliana con Almendra Music, durante la produzione di Kinderheim, l’album di Mezz Gacano con il Self-Standing Ovation Boskàuz Ensemble, di cui Ornella è pianista residente. In omaggio alle connessioni creative che nascono a casa di Almendra, L’attesa ospita anche un contributo di Giovanni Di Giandomenico al synth analogico, presente nella title track.